profumi pericolosi
Come faremo senza api? Le piante non potranno più essere impollinate? Avremo seri problemi senza dubbio, ma le api non sono gli unici insetti a cui le piante demandano le fatiche dell’impollinazione.
In questi giorni di tiepido inverno e di luce tagliente, nell’orto è facile incrociare il profumo dei fiori di Calicanto, che ogni anno si aprono quando ancora le api solo al riparo nei loro alveari: in questa pianta la fecondazione è garantita dalla cantarofilia, ovvero da piccoli coleotteri che si attivano già alla metà dell’inverno quando il sole inizia a farsi più teporoso. Questi insetti però sono più intemperanti delle api o delle farfalle e quando arrivano su un fiore sedotti dal suo profumo tendono a comportarsi un po’ da screanzati, mangiando il polline a quattro palmenti o rosicchiando stami e ovari, ovvero danneggiando il fiore sino a renderlo inutile alla fruttificazione. Anche per questo sulla punta degli stami, quasi invisibili ad occhio nudo, in Calycanthus floridus e Chimonanthus praecox si trovano piccolissime sferette o cilindretti bianco-crema ricchi di proteine, per sfamare gli irruenti impollinatori.
Questo avviene perché tali piante, come altre specie a fioritura precoce come le magnolie, rappresentano forme piuttosto primitive i cui fiori si sono evoluti prima della comparsa degli insetti alati, depistando con il profumo coleotteri in cerca di funghi di cui sono ghiotti.
Proprio come la magnolia, il calicanto ha un fiore con sepali indifferenziati e petali (tepali) disposti a spirale. Il profumo viene prodotto prima che il fiore si apra completamente, costringendo i coleotteri a spingersi tra i tepali verso la sua fonte e, una volta lì, obbligarli a strofinarsi sugli stami. In Calycanthus floridus i coleotteri sono tenuti prigionieri all’interno del fiore per diversi giorni fino a quando le antere non sono mature. Quindi il fiore si apre, permettendo loro di fuggire con il loro carico di polline verso altri fiori.