all’erta, piove!
La pioggia bagna le foglie e il suolo dell’orto. I giardinieri guardano le piante da dietro ai vetri: per oggi il lavoro è a secco e ci si dedica ai terricci, al riordino, alla sistemazione delle piante in serra, a un po’ di inevitabile burocrazia da affrontare con calma serafica. La stessa quiete però non riguarda chi quella pioggia la riceve su rami e foglie, perché se è vero che l’acqua abbevera e fornisce il fondamento della vita vegetale è altrettanto vero che, come ogni cosa in natura, il suo arrivo ha molte facce e non tutte sorridenti. Quando una goccia piomba sul suolo bagnato, su un pozzanghera o anche sulle foglie del vicinato, la sua esplosione fa catapultare nei dintorni un’infinità di goccioline, veicolo perfetto per gli spostamenti di funghi, batteri e altri organismi potenzialmente nocivi per le piante e sempre a caccia di nuove vittime. Inoltre, l’umidità garantita dalla pioggia offre ai microrganismi le condizioni ideali per crescere, inibite invece dal secco. La nebulizzazione a rimbalzo è infatti uno dei principali sistemi di contagio e diffusione di patogeni e l’arrivo della pioggia è quindi sia una indispensabile benedizione che un possibile rischio: è col suo arrivo che parte l’attacco dei patogeni ed è quindi indispensabile anticipare tutte le mosse e farsi trovare pronti. Anche per questo, le foglie bagnate non sono pervase della stessa flemma serafica che pervade i giardinieri ma fervono di attività biochimica e basta l’impatto con poche gocce di pioggia per mettere in moto a tutta forza nei loro tessuti il sistema che produce sostanze di difesa, emettendo al tempo stesso nell’aria acido jasmonico, una sostanza che a sua volta innesca lo stesso meccanismo nelle piante vicine: perché se tutti sono allertati e tutti si difendono, la probabilità che i batteri creino teste di ponte nei dintorni si abbassa e tutti i vegetali ne traggono vantaggio. Hanno sempre un sacco da fare, le piante dell’orto.