storia
Le origini dell’Orto Botanico di Parma risalgono al 1600. Prima della struttura attuale esisteva un “Giardino dei Semplici’,’ fondato da Ranuccio I Farnese e annesso alla Facoltà di Medicina, dedicato alla coltivazione di erbe medicinali e curato da Enrico Velario di Barbantia, allievo del naturalista bolognese Ulisse Aldrovandi. Questa prima sede era collocata presso l’antica sede dell’Università nel Palazzo Cusani, oggi noto come Casa della Musica in Borgo degli Studi, mentre l’Orto attuale si trova a sud del centro storico, al termine di Strada Farini.
Tale insediamento venne istituito nel 1770 sotto la guida dell’abate Giambattista Guatteri, sotto gli auspici del duca Ferdinando I di Borbone e col fondamentale sostegno della famiglia Sanvitale, due secoli dopo gli Orti dei Semplici di Pisa (1543), Padova (1545), Firenze (1545) e Bologna (1568). L’edificazione delle caratteristiche aranciaie, eseguita a partire dal 1790 probabilmente su progetto di un allievo del primo architetto di corte Ennemond-Alexandre Petitot, fu terminata nel 1793. La loro realizzazione con zone differentemente riscaldate grazie a stufe (calidarium e tepidarium), oltre soddisfare la necessità di preservare piante di altri climi, forse mirava anche a rifornire le tavole ducali di frutta esotica e preziosa. A Guatteri si deve la scelta di un orientamento sperimentale di impianto naturalistico, ispirato a quello appreso presso l’Orto di Padova dov’era stato inviato a perfezionarsi. Questo ha posto le basi per una botanica moderna: studio dal vivo, indagini floristiche del territorio, introduzione di piante esotiche e loro acclimatazione in serra, scambio di semi con altri Orti secondo una pratica che permane tutt’ora. Sotto la sua guida l’Orto di Parma raggiunse una ricchezza di specie tale da meritare la considerazione dei più illustri botanici del tempo.
Durante l’Ottocento l’Orto proseguì lungo questo percorso, sviluppando una specificità per gli studi fitopatologici e per l’impiego della microscopia, anche grazie all’edificazione di una “Scuola di Botanica”, tuttora presente a fianco dell’ingresso di Strada Farini. Lì vennero poste le basi per importanti miglioramenti alla coltivazione dei cereali e delle piante da frutto. In quegli anni la botanica superò a Parma gli schemi classici della tassonomia e della floristica e prese un indirizzo decisamente più sperimentale, affrontando studi di morfologia comparata e fisiologia. In quegli anni furono affiancate all’originale impianto di giardino all’italiana, specie nelle fasce perimetrali, aree piantumate in maniera più irregolari, ad esempio con la progressiva messa a dimora dell’arboreto. Alcuni di quegli alberi sono tuttora presenti e caratterizzano il patrimonio vegetale della struttura.
Nel corso del Novecento, l’Orto si è dotato di ambienti controllati per lo studio delle relazioni tra piante, luce e temperatura, con la realizzazione di una serra dedicata alle piante alpine. Sono state ulteriormente incrementate le collezioni in piena terra, con l’introduzione di nuove specie e di piante sperimentali erbacee che in alcuni periodi sono state persino oggetto di coltivazione quantitativa di stampo agrario, come testimoniato da documentazione fotografica per varie piante officinali tra cui l’adonide. Durante quest’epoca l’Orto Botanico ha anche ospitato una delle prime Scuole di Erboristeria fondate in Italia, divenendo riferimento per la didattica e lo studio delle piante medicinali.
Durante gli anni ’90 del secolo scorso, a seguito del progressivo trasferimento di tutte le attività di ricerca e di molti docenti presso il Campus universitario, la vocazione dell’Orto Botanico inizia a mutare. Da luogo in cui la scienza viene prodotta, gradualmente esso assume i tratti di una piattaforma in cui la scienza viene raccontata. Aumenta l’interazione con le scuole, si attivano iniziative destinate alla società civile e i servizi erogati vanno incontro alla missione istituzionale dell’Università di Parma: essere un luogo di studio e di ricerca orientato tanto all’educazione e alla formazione dei giovani quanto all’armonico sviluppo della società. Quest’ultima transizione nella lunga storia dell’Orto Botanico non è stata indolore e ha determinato la perdita di alcune identità sia formali che laboratoriali. Analogamente si è osservato un lento decadimento delle strutture murarie, che necessitano ora di un preciso progetto di rilancio, rispettoso della storia secolare del luogo ma attento alle esigenze del mondo contemporaneo.