Monstera & co.
Nonostante il nome, le piante del genere Monstera sono decisamente poco spaventose. Anzi, la lucida lentezza delle loro foglie ha un’aria rassicurante, che evoca la calma e la quiete dei luoghi silenziosi, del sottobosco, delle serre, degli angoli lontani dal chiasso della piena luce. Le foglie di queste piante celano però strane forme nella penombra. Gli anglosassoni le chiamano swiss cheese plants, che da noi sarebbe “piante Emmental”, per via dei buchi con le foglie intorno. Questa caratteristica, che in apparenza sottrae superficie utile alla fotosintesi ha una precisa spiegazione, dovuta alla nicchia ecologica occupata da Monstera & co. nel sottobosco ombroso delle foreste tropicali. Sotto alla volta dei grandi alberi la luce di miglior qualità cade infatti dall’alto, in falci luminose e mobili come meridiane attraverso gli spiragli lasciati dalle chiome sovrastanti. Grazie alle finestrature sulle foglie, Monstera deliciosa dispone di un’area maggiore per intercettare il movimento di questi sottili raggi l’arco del giorno e questo aumenta la probabilità di sfruttarne l’energia: il rapporto tra superficie persa per via del buco, minore costo in termini di materiali necessari a riempirlo e possibilità di acquisire più luce è a favore di ciò che manca.
In condizioni di luminosità normale, come quella di cui gode l’individuo presente qui all’orto botanico, una foglia finestrata e una intera aventi la stessa superficie verde forniscono a stessa energia. Se però ci spostiamo dalla serra di Parma o dal vostro appartamento fino alle foreste tropicali del Centroamerica, la foglia coi buchi risulta più efficiente e vince sull’altra. Quando il campo di gara è quello in cui le piante si sono evolute, anche quello che non c’è può fare la differenza.